Click. Clack.
È il rumore delle scarpette che si sganciano dai pedali davanti al mio albergo a Taksim, Istanbul. Musica per le mie orecchie.
Ci sono voluti 17 giorni, 2.400km, 95.096 calorie e un casco intero di banane. Ma alla fine ce l’ho fatta: Bisanzio è conquistata.
Un vento costante da nord ovest mi ha scaraventato fuori dalla Bulgaria, lontano dai cacciatori di pilu, verso le moschee di Edirne.
La Turchia mi saluta con due giorni di pioggia, raffiche di vento, veri e propri acquazzoni estivi e qualche raro raggio di sole.
I 300 km dal confine a Istanbul li percorro in due giorni, a testa bassa. Proteggendomi dall’acqua che cade dal cielo e da quella che spruzza dalle ruote dei TIR. Pregustando il sapore della birra più buona del mondo: quella che si beve all’arrivo di un traguardo lontano e sofferto. Quella che bevo adesso, mentre scrivo il post del commiato.
L’arrivo a Istanbul non è stato glorioso come avrei voluto: 50km prima dell’arrivo, un temporale con fulmini e lampi mi costringe a cercare riparo sotto la pensilina di una fermata di autobus. Dopo un’ora di attesa mi faccio coraggio e decido di riprendere il cammino. Non prima però di avere indossato il mio personale twin-set anti freddo, e cioè un paio di manicotti e un paio di gambaletti neri che trasformano la maglietta e il pantaloncino in un’improbabile tutina nera super aderente.
Come Clark Kent entrava in una cabina telefonica e ne usciva Superman, io entro sotto la pensilina e ne esco trasformato in una Eva Kant transgender.
Istanbul è ormai vicinissima, ma il traffico pesante mi costringe a pedalare su un ciglio della strada sempre più sconnesso, con le buche e le irregolarità del terreno nascoste sotto pozze di acqua profonde 30cm. E così, molto poco gloriosamente, a pochi km dall’arrivo finisco col culo per terra. A parte un livido sull’anca non mi faccio niente. Ma ho rotto un raggio della ruota posteriore. Non posso andare avanti. Potrei fermare un taxi e farmi portare in albergo. Ma l’opera non sarebbe compiuta. E allora decido che piuttosto me la faccio a piedi.
Dopo un paio di km, attraverso un centro abitato e chiedo a un gruppetto davanti a un bar se conoscono qualcuno che ripari biciclette. Lo faccio più per dovere che altro: in due giorni di Turchia non ho incrociato neanche mezza bici, figurati se trovo qualcuno che sappia riparare un raggio. E per di più di domenica pomeriggio. Ma la fortuna è girata di nuovo dalla mia parte: un simpatico vecchietto mi scorta per un km circa, continuandomi a dare pacche sulle spalle e dicendomi “no problem! no problem!” e mi deposita davanti ad un’officina di riparazioni di moto dove riescono a mettere le mani anche sulla mia bici.
Con il mezzo di nuovo in sesto riprendo il cammino verso il centro di Istanbul, unico ciclista contro milioni di macchine e camion. In questa metropoli nessuno mi nota se non per mandarmi al diavolo perché rallento il traffico.
Non ci sono più i vecchietti seduti al bordo della strada che, al passaggio, mi benedicono con un cenno del capo. E neanche i camionisti che sulle salite più assolate o sotto la pioggia battente mi regalano un colpo di clacson di incoraggiamento tirando fuori dal finestrino un pollice alzato. E non ci sono neanche i miei fan balcanici che mi urlano “Pravo! Samo pravo!”.
Negli ultimi metri prima dell’arrivo percepisco che la dimensione onirica in cui sono precipitato a causa della fatica, del caldo e della solitudine sta per chiudersi. Mi ci aggrappo con tutto me stesso fino all’ultimo e, come se stessi ricevendo un Oscar, mentalmente faccio un discorso di ringraziamento in cui cito tutti gli anonimi benefattori che mi hanno regalato un pollice alzato o un semplice cenno del capo. Visualizzo tutti quelli che hanno provato a darmi indicazioni stradali in lingue sconosciute e, non riuscendoci, mi sorridevano come a dire: ma come faccio a spiegartelo? Faccio un ringraziamento particolare al vecchietto che ha voluto condividere con me la sua Slava Cola ed un momento di rara ilarità e poi…
…Click…. Clack….
Le scarpette toccano terra e sono sveglio. Il viaggio è finito.
Grazie per la compagnia.
Dario
Dario, tu devi raccogliere i tuoi post (insieme a quelli dello scorso anno) in un libro. Leggendoti si ride e ci si commuove. Bellissimo!
Ti invidio molto perchè amo Istanbul. Se ti fermi qualche giorno vai vedere il Museo dell’Innocenza di Pamuk e salutalo da parte mia e di Maurizio:-)
grazie a te per avere allietato questi giorni di lavoro agostano.
bacio Lia
sono daccordo con lia,sarebbe un successo indipendentemente dalla passione per la bici.naturalmente la prima “tappa” sarebbe il “già famoso milano-palermo.baci
famoso”
Per questo finale ti dedico una canzone dei Mercanti di Liquore che ti assomiglia molto anche se non in tutto. Nel frattempo ti mando un abbraccio e anche un augurio di buona continuazione…
Il Viaggiatore
Il viaggio non è l’emozione di attimi pericolosi
il viaggio è la gioia del tempo
pericolo è stare rinchiusi
Direzione casuale, non prevede sosta
chi viaggia detesta l’estate
l’estate appartiene al turista
Il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
lui viaggia perchè di mestiere ha scelto il mestiere di vento.
Mischiare presente e ricordi, le strade possibili fatte
fu forse salsedine o neve
fu forse ponente o levante
L’amore lasciato sospeso, qualcuno ne approfitterò
ma questo riguarda il ritorno
remota possibilità
Il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
lui viaggia perchè di mestiere ha scelto il mestiere di vento.
Se impari la strada a memoria di certo non trovi granchè
se invece smarrisci la rotta
il mondo è lì tutto per te
Paese significa storia e storia significa lingua
impara la tua direzione
da gente che non ti somiglia
Il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
lui viaggia perchè di mestiere ha scelto il mestiere di vento.
Bella. Adesso in spregio a qualsiasi diritto d’autore me la scarico…;)
Bravo Dario ti ho seguito e mi hai dato veramente squarci di vita balcanica e spiritose suggestioni. Ho rivissutto sensazioni particolari mentre leggevo e ti stringo idealmente la mano. Giorgio papa’ della Benaglia
Ma grazie! E chi l’avrebbe mai detto, caro Giorgio, che un giorno si sarebbe firmato “papà della Benaglia”?
Bene Dario, ora goditi la città ed il suo respiro vitale, senza preoccuparti di perderti o di mangiare bene: Ad Istanbul troverai sempre qualcuno disposto ad indicarti la strada giusta (nel caso, i taxi costano pochissimo e li trovi in ogni sperduto angolo della città) o a farti sentire un principe anche nella più umile locanda di Istiklal: Al tuo ritorno, ti consiglio (come ti ha anticipato Lia) di leggere il romanzo di Pamuk “Il museo dell’innocenza” e, dentro le pagine di questa bellissima storia d’amore (che passa attraverso le generazioni, gli usi ed i costumi), ritroverai il respiro di una città magica che ti rimane dentro e che ti invita sempre a tornare.
Il Museo dell’innocenza, un luogo che Pamuk ha creato nel centro di Nysantasi per amore del libro, è stato aperto da pochissimo, ma ti consiglio di visitarlo in un secondo tempo: Mi espongo nel dirti che non te ne pentirai!
Detto ciò….Click Clack…..Mi stacco pure io.
A presto!
Maurizio
Gtazie Dario. Sei un figo. Rumiz ti fa una pippa.
Se non fossi gia’ maritata, e se tu non ti travestissi da Eva Kent, ti sposerei…
Ma ti ho, ti abbiamo, come amico, e questo e’ un grande onore.
Pravo Saibbo’!!!
sei un grande… semplicemente un grande. saresti ancora più grande solo se avessi passato gli ultimi 17 giorni in panciolle, sulla terrazza di casa tua, a fumare gioga e scrivere post… in questo caso saresti un genio… ma è un punto di vista.
goditi istanbul che te la sei meritata… click clack, grande effetto
un abbraccio
ps il post tsunami è semplicemente eccezionale
Che dire…sei stato veramente un grande, sia per l’impresa in se’ sia per come l’hai descritta a noi che l’abbiamo seguita. Fantastico. Ho una proposta: al rientro dalle vacanze perche’ non organizzi un aperitivo per i tuoi afecionados del blog?
….Magari con obbligo di presentarsi in bici…mhhhhh, Quanti Km disti da S.Siro? Sai com’è, un buon ciclista pianifica sempre il suo viaggio! 😉
….Ah, un’altra cosa! Che dici, nel caso lo compro lo spray al peperoncino?
Ottima idea quella dell’aperitivo con racconti, anch’io ( sono l’amico ciclista di gio che di ha dato le tappe per roma) ho seguito tutto il tuo viaggio ed avendo letto Emilio Rigatti ti posso dire che sei un grande e mi sei piaciuto….. bravo
Grande Esio che si e’ appassionato!!!!!
Grazie longo. Il click clack mi ha fatto commuovere. forse ora son pronta a sgravidare ..
A “Quella del Nono Mese” chiedo di mandare aggiornamenti quando sara’ il momento. Ci siammo appassionati anche alla tua impresa!! Samo Pravo anche a te.
Io le chiederei piuttosto di mandarmi un video ché poi lo pubblico…
Noi quelli del post mortem ti diciamo che ci ormai siamo pronti a tutto! Rito del dopo spiaggia sulla terrazza prendendo l’aria fresca è stato da subito attaccarsi al delirio balcanico e bere la birretta… Qui l’unica attività impegnativa tra horta e octopus è decidere dove andare a cena e concordo con a rejna che il rumiz ce lo siamo fatto lesso!
Grazie Dario, ormai puoi chiederci video, canzoncine, barzellette, balletti e piroette che noi siamo belle che pronti… Un grande abbraccio a te e a quella al nono mese che qui ci si pensa sempre!
Paolis
Grandissimo Dario! Mai avuto dubbi, sapevo ce l’avresti fatta ma vederlo scritto fa tutto un altro effetto! Se hai tempo, scova uno dei tanti locali all’ultimo piano con vista sulla città ( sono un po’ nascosti e a volte ti tocca passare attraverso le abitazioni della gente x arrivarci!) beviti qualcosa in onore della tua impresa! p.s. Ora come ci torni a Milano???
🙂
Dario, che peccato non aver saputo del blog e non essermi potuto godere i tuoi racconti giorno per giorno. Ho letto tutto di un fiato ora però e mi sono piaciuti molto tutti, davvero divertenti e gustosi!!
Il vecchietto della slava cola…una vera chicca quel racconto, per non parlare della notte sul tavolo nella piazzuola!
Sei davvero un grande: che bella avventura o meglio impresa!!
sono la mamma di cotanto eroe ……se lo avessi saputo prima quante raccoma ndazioni e qntta paura.
Ciao, sono un ciclista e l’altro giorno mi è venuto in mente di fare un bel giretto quest’estate…andare a instanbul in bici…cosi curiosando in internet, mi son imbattuto nel tuo blog, e nel tuo gran bel viaggio…quindi vorrei approfittare per chiederti qualche dritta, se ti và..
– per le dogane..ti han fatto storie..?
– per trovare l’acqua hai trovato difficoltà?
– vento ? c’è ne?
Grazie mille, e ancora complimenti